2012, addio vecchie lampadine alla Camera il piano salva clima
Category : Efficienza e risparmio energetico
Calcolare le tasse automobilistiche in base alle emissioni di anidride carbonica delle macchine. Vietare la vendita degli elettrodomestici non di classe A a partire dal 2010 e delle lampadine a incandescenza a partire dal 2012. Estendere ad altre fonti rinnovabili il meccanismo del "conto energia" da poco applicato al fotovoltaico. Disincentivare l’uso degli 8 milioni di scaldabagni elettrici. Sono alcune delle misure contenute nella relazione sui cambiamenti climatici approvata all’unanimità dalla commissione Ambiente di Montecitorio.
Una procedura straordinaria, quella voluta dal presidente della Camera Fausto Bertinotti, per dare rilievo a una questione che richiede scelte rapide e radicali: alla fine di luglio è prevista la discussione in aula. "Il riscaldamento globale rappresenta un rischio drammatico, ma è anche l’occasione per ridare un senso forte alla politica impegnandola su un fronte da cui dipende il nostro futuro come specie", commenta Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente. "Questa possibilità è particolarmente concreta in Europa, che nel preambolo del Trattato costituzionale viene definita "uno spazio privilegiato della speranza umana": l’Unione europea può superare le sue difficoltà di crescita trovando nella battaglia per il clima la sua missione globale. E il rilancio di un’economia più efficiente e più competitiva".
Le indicazioni contenute nella relazione sono frutto di un lavoro sistematico che, attraverso mesi di audizioni, ha permesso di mettere assieme il punto di vista degli scienziati, degli economisti, della società civile e dei ministeri interessati. L’analisi parte dalla definizione del 2007 come l’anno in cui si è registrato un "consenso globale" attorno alla necessità di varare drastiche misure di difesa dell’atmosfera: dopo l’uragano Katrina, l’inverno scomparso in Europa, la primavera più calda degli ultimi due secoli, "anche i più scettici hanno dovuto ammettere che la lotta al cambiamento climatico è una delle più grandi sfide del terzo millennio". E individua il prezzo del mancato intervento: il ritardo nei tagli delle emissioni serra costerebbe all’Italia 3,8 miliardi di euro, che diventerebbero 9 miliardi, a partire dal 2008, in caso di assenza totale di azioni correttive.
Attivare il motore di un’economia a basso impatto ambientale è però possibile e conveniente perché il ventaglio delle opzioni che consentirebbero all’Italia di centrare l’obiettivo posto dall’Unione europea (dimezzamento delle emissioni di anidride carbonica rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050) risulta ampio. Il primo pacchetto di interventi riguarda la prevenzione dei consumi non necessari. Ad esempio basterebbe rispettare la normativa europea sul recupero e riciclo dei rifiuti per ottenere un beneficio consistente: il 10% di aumento della raccolta differenziata si traduce in un taglio di 4 milioni di tonnellate l’anno di emissioni di anidride carbonica. E riequilibrare il trasporto merci (in Italia è all’85 per cento su gomma) significa eliminare un’altra quota consistente di gas serra.
La seconda grande area di intervento è il miglioramento dell’efficienza energetica. Anche in questo caso i margini ci sono perché dopo due decenni (1975-1995) virtuosi in cui la crescita economica è stata più veloce della crescita dei consumi energetici, il trend si è invertito. E per utilizzarli al meglio la commissione Ambiente propone una pressione su due fronti: incentivi e norme. Da una parte gli aiuti per chi pilota la corsa alle tecnologie più avanzate, dall’altra una data oltre la quale inquinare inutilmente non sarà più consentito.
Di qui la proposta di una barriera temporale oltre la quale gli elettrodomestici a bassa efficienza e lampadine che sprecano 5 volte più energia delle altre andranno in pensione. Infine, a chiudere la ricetta anti gas serra suggerita dal Parlamento, ci sono le fonti rinnovabili: dall’eolico, che potrebbe triplicare o quadruplicare la potenza oggi installata, al fotovoltaico che punta ad arrivare a 3 mila megawatt entro il 2016.