Nucleare: Italia spaccata in due, 37% SI contro 38% NO
Category : Energia
Secondo i nuovi dati dell’Osservatorio Scienza e Società, presentati oggi in anteprima al Convegno "The Future of Science" dedicato a "The Energy Challenge", gli italiani favorevoli all’energia nucleare si attestano al 37%, e hanno ormai praticamente raggiunto la stessa percentuale di quelli contrari, scesi al 38%. A vent’anni esatti dal referendum che sancì per l’Italia l’abbandono di questa modalità di produzione di energia, oltre un italiano su tre si dichiara favorevole agli investimenti in energia nucleare, mentre restano contrari meno di quattro italiani su dieci. Uno su quattro ritiene di non essere in grado di esprimersi sulla questione.
Si tratta perlopiù di un’inversione di tendenza recente: fino a quattro anni fa, oltre il 56% degli italiani era ancora nettamente contrario, mentre i favorevoli erano poco più del 20%. Le rilevazioni sono state condotte tramite interviste telefoniche con metodo CATI su un campione di 1000 casi nel 2003, 876 casi nel 2005 e 1001 casi nel 2007, ciascuno stratificato per genere, età e ripartizione geografica, rappresentativo della popolazione italiana con età uguale o superiore ai 15 anni.
Secondo Massimiano Bucchi, professore di Sociologia della Scienza all’università di Trento e tra i curatori dell’indagine, "nel cambiamento negli orientamenti pesano soprattutto la percezione della congiuntura economico-politica: la necessità di ridurre la dipendenza dai Paesi produttori di petrolio e’ la prima motivazione dei favorevoli. Molto rilevante appare anche all’opinione pubblica il rischio di esaurimento delle attuali fonti di energia. I timori sulla sicurezza degli impianti hanno in buona misura lasciato il passo alla preoccupazione per le risorse energetiche".
"Non a caso anche i contrari agli investimenti nel nucleare riconoscono comunque che vi sia per il nostro Paese, e più in generale a livello globale, un grave problema di approvvigionamento di energia – aggiunge Bucchi -. E sempre tra i contrari, poco più del 10% si oppone al nucleare perché ritiene questo tipo di centrali scarsamente sicure. Vengono enfatizzati i rischi e le difficoltà dello smaltimento delle scorie prodotte dalle centrali e soprattutto i maggiori benefici offerti dalle fonti rinnovabili. Si prospetta dunque potenzialmente un’intensa stagione di discussioni pubbliche sulle strategie che l’Italia dovrà adottare a breve e medio termine per gestire la questione energetica". (AGI)