Prezzi del pane e biocarburanti
Category : Energia
A settembre i prezzi di alcuni alimenti saliranno: lo stanno decidendo le grandi aziende e i grandi gruppi di distribuzione. Pane, latte, carne, formaggi… gli aumenti medi sono compresi tra l’8 e il 12%.
I rincari sono dovuti alla siccità australiana (volete frutta e verdura fuori stagione? O viene dalle serre o viene dall’altra parte del mondo!), all’aumento dei consumi dei cinesi (che esportano meno e a prezzi più alti), alla filiera italiana che si allunga (intermediari, magazzini, celle refrigerate, trasporti) e, si dice, anche alla quota di semi sottratta al consumo alimentare per diventare biocarburanti.
Coldiretti diceva, a fine luglio, che l’aumento dei prezzi degli alimentari non era assolutamente da imputarsi al cambio di destinazione delle coltivazioni. In Italia siamo in ritardo con l’obbligo di miscelare una percentuale di biocarburanti fissato per legge.
Pare esserci un po’ di discordanza sulle cause di questi aumenti: il prezzo del frumento e’ aumentato del 60% in un anno (dice Repubblica) e segnala anche la semola di grano duro aumentata del 58%, il mais del 25%, orzo del 40% e la soia del38%. Coldiretti racconta l’andamento dei prezzi in modo diverso: “attualmente il costo del grano e’ circa lo stesso dell’inizio degli anni ‘90 nonostante l’inversione di tendenza dopo anni di continui cali”.
Non cambiano abitudini alimentari gli animali che si nutrono di cereali e sono quindi previsti aumenti nel prezzo della carne, del latte e dei formaggi. In Germania si mormora che certi formaggi potrebbero aumentare del 40%. In Francia si stanno già mobilitando per chiedere l’abolizione delle quote latte (produrre di più potrebbe far abbassare i prezzi, ma le quote servivano a non produrre troppo e a non dover buttar via del latte per mantenere i prezzi alti abbastanza da guadagnarci).
Incrementi compresi tra il 5 e il 20% per la pasta, il pane e i dolci, potrebbero far scendere i consumi. Coldiretti registra “effetti negativi sui consumi di questi prodotti, già scesi (nel primo trimestre del 2007, secondo i dati ismea – Ac Nielsen) dell’8,8% per il pane e del 5,4% per la pasta di semola.” Coldiretti teme gli effetti della legge della domanda e dell’offerta, con i consumatori in grado di sostituire il consumo di un bene divenuto troppo caro con altri. Ovvio che convenga coltivare “benzina”: la domanda di benzina non reagisce come quella dell’orzo. La gente non vuole prendere in considerazione le alternative all’auto privata e non passa al car-sharing, o al treno in caso di aumento del prezzo della benzina. Si lamenta, ma non cambia abitudini.
Riassumendo: Coldiretti rimanda al mittente le accuse che gli aumenti siano dovuti al prezzo delle materie prime, ipotizza una manovra per favorire le importazioni estere a basso costo rispetto al prodotto nazionale e palesa le sue intenzioni di coltivare prodotti con un mercato sicuro: quello energetico e dei biocarburanti.
tratto da ecoblog.it