People Power (come trasformare le pedalate in energia)

People Power (come trasformare le pedalate in energia)

Category : Varie

di Chris Alden – da Green Futures – Scelto e tradotto per Megachip da Fabrizio Bottini

Non dite che non l’avete mai sognato: sudando in palestra, tornando a casa carichi della spesa, o semplicemente passeggiando nel parco. A me è venuto in mente mentre girellavo a Peckham Rye nella tuta da jogging . Questo andarsene in giro per tenersi in forma, pensavo, è una bella fatica. Deve essere sicuramente possibile imbrigliare l’energia che produciamo così ogni giorno – energia che liberiamo in forma di calore – e usarla anche per salvare il pianeta. Beh, succede che noi sognatori non siamo soli. Scienziati di tutto il mondo stanno verificando modi per incanalare l’energia che usiamo per la nostra vita quotidiana – chiamatela “energia umana” – dai locali notturni, alle palestre, alle strade delle città…

L’anno scorso si è vista una vera esplosione di idee su come farlo. A Zanzibar, ci sono progetti per la palestra di un albergo di lusso, per convertire la fatica sulle macchine in elettricità. A Hong Kong, l’inventore Lucien Gambarota ha attrezzato 13 biciclette da camera a trasformare le pedalate in watt.
In Gran Bretagna e Stati Uniti, gli scienziati hanno ideato zaini e calzature che riescono a convertire l’energia prodotta camminando in elettricità sufficiente ad alimentare un lettore MP3 o altri apparecchi portatili. E a Rotterdam, ci sono progetti per costruire un “ night club verde”, la cui pista trasforma i movimenti dei ballerini in energia ( www.sustainabledanceclub.com ), così quando il DJ svuota la sala proponendo uno squallido Europop, sta facendo danni al pianeta in vari modi.

Ma quanta energia possiamo ragionevolmente imbrigliare, dalle attività umane? Quanti giri del Rye devo correre per accumulare, diciamo, la medesima quantità di energia che riesce a produrre una centrale in un giorno?
La triste risposta è che sono decisamente troppi: quando ci si occupa di generazione di “energia umana” è sempre importante tener ben presenti le proporzioni, ricorda Gambarota. “Una persona media può produrre 50 watt” spiega, abbastanza per accendere qualche lampadina a basso consumo, ma poco di più. “Dal momento in cui ci si sveglia a quando si torna a dormire, anche se si fa molta attività – ad esempio lavorando in campagna – il massimo di energia prodotta è di un kilowatt-ora. In termini di soldi, sono 15 centesimi di dollaro”.
E allora se l’energia umana vale tanto poco, perché tutte queste storie? Uno dei motivi, oltre al fatto che fa buona pubblicità agli apparecchi da palestra, è che ci fa pensare all’energia. “Quando si lavora su una macchina, e si vede quanto faticoso sia produrre elettricità” dice Gambarota, “poi si torna a casa e si dice ai bambini: Spegnete la luce!”.
Secondo, per definizione, ci si porta sempre appresso la propria fonte di energia: in questo modo la si può portare in luoghi di difficile accesso.
Jim Gilbert, ingegnere all’Università di Hull, sta lavorando su sensori elettromagnetici che raccolgono l’energia dai passi. Insieme all’inventore radio Trevor Baylis, ha sviluppato una scarpa speciale; ora si sta occupando di pavimentazioni.

Una normale persona che cammina a un passo al secondo, spiega, genera potenzialmente circa 6 watt. “Di sicuro non sarà un gran passo avanti per evitare le emissioni di anidride carbonica: ma se si vuole una modesta quantità di energia a portata di mano, o in una zona di difficile accesso, c’è un certo potenziale”.
Non c’è nessun posto più locale e inaccessibile dell’interno del corpo. Come Gilbert, Paul Mitcheson del gruppo di ricerca sul controllo dell’energia all’Imperial College di Londra, sta lavorando per imbrigliare una straordinaria forma di “energia umana”: quella prodotta da organi come il cuore.
Utilizzado microgeneratori elettrostatici, Mitcheson spera di incanalare alcuni microwatt di potenza: certo non sufficienti a infastidire gli esportatori dell’Opec, ma abbastanza per alimentare sistemi medicali. “Un pacemaker deve essere sostituito ogni sette anni” spiega Mitcheson. “Se lo si potesse alimentare direttamente coi movimenti del cuore, sarebbe fantastico”.
Di nuovo nel meraviglioso mondo dell’energia a una sola cifra, c’è un mercato in crescita per i gadget ad alimentazione umana che necessitano un po’ di fatica in più.
A parte le note radio, pile per illuminare e telefonini con ricarica a manovella, ci sono altre applicazioni per regioni non servite, come computer portatili che hanno un’ora di autonomia ogni dieci minuti di manovella, e pompe a pedali o a camminata per cavare acqua da un pozzo o ricaricare una batteria. In India e Bangladesh in particolare, tecnologie tanto semplici ma rivoluzionarie ora portano elettricità e acqua anche nei villaggi più poveri: sostituendo anche costosi e inquinanti motori diesel.

In Africa, stanno prendendo piede le PlayPumps. Giostre per bambini che alimentano una pompa che fornisce d’acqua tutta la comunità.
E se vi sembra si tratti di cose un po’ troppo seriose, un recente concorso di progettazione negli Usa è stato vinto da – udite udite – il primo riproduttore di MP3 alimentato a yo-yo .
Ma forse la forma di energia umana che ci fa risparmiare di più non è quella che produciamo da soli, ma il lavoro extra che possiamo svolgere per rimpiazzare quanto oggi fanno le macchine in modo molto più inefficiente.
David Gordon Wilson, ultraottantenne professore emerito al Massachusetts Institute of Technology, è ex-presidente della International Human Powered Vehicle Association. Autodichiarato fanatico della bicicletta, progetta gadgets per il risparmio energetico azionati dall’uomo, come tosaerba o spazzaneve.
“Mi piace fare a gara coi miei vicini quando c’è stata una forte nevicata” spiega. “Tiro fuori il mio spazzaneve a energia umana e ripulisco il mio vialetto d’accesso nella metà del tempo che gli altri impiegano solo per avviare le loro macchine a benzina”.
Wilson cita ricerche che dimostrano come le motofalciatrici causino tanto inquinamento atmosferico in un’ora, quanto un’automobile familiare che percorre 150 chilometri. “Quasi tutto quello che facciamo” si potrebbe fare a energia umana se ci fossero apparecchiature migliori a disposizione.
“Se voglio fare dei buchi in parecchi pezzi di legno, è un’ottima cosa potersi sedere al trapano e pedalare, come si faceva ai vecchi tempi” dice. “Se si applica questo principio a cose come potare le siepi o tosare il prato – potendo pedalare un po’ in una posizione, e poi tagliare l’erba con l’energia accumulata – sarebbe una cosa molto interessante”.
In un mondo in cui aumentano i costi del carburante, forse dovremo tutti lavorare un po’ di più, se l’energia umana tornerà ai suoi giorni migliori.

Nota: il testo originale anche sul mio sito Mall_int, sezione Environment (f.b.)