Energia pulita in Italia. La Normativa

Energia pulita in Italia. La Normativa

Kyoto 10 anni dopo. Era il 1997 e nel mese di dicembre ben 194 paesi sottoscrissero un accordo, il noto Protocollo di Kyoto, con cui si impegnavano a ridurre le esmissioni globali di gas serra del 5,2 % entro il 2014. In questa lunga lista di paesi non figuravano i paesi emergenti (la giustificazione risiedeva nel fatto di non voler creare impedimenti alla loro crescita), la Russia (poi rientrata successivamente) e gli Stati Uniti d’America. Di fatto solo dal settembre 2004 con l’ingresso della Russia nel Protocollo, ritardato certamente dai dissesti politici degli anni ’90, si è data operatività agli intenti. Si è così raggiunta la fatidica soglia del 55% di emissioni gas serra emesse dai paesi ratificanti l’accordo, che a questa data erano rimasti 56, rispetto alle emissioni globali del pianeta come richiesto dal documento originario. A questo punto ogni stato aderente avrebbe dovuto attivare varie forme di iniziativa per garantire il prorpio contributo. Il governo Italiano ha proposto varie iniziative sotto diverse forme. Per proporne due tra i più eclatanti l’incentivazione alla rottamazione di veicoli usati per rinnovare il parco auto private con modelli ad emissioni più contenute e l’incentivazione alle ristrutturazioni immobiliari mirate al miglioramento delle capacità isolanti termiche degli edifici, quest’ultima culminata negli ultimi mesi con la certificazione energetica immobiliare.

Tra le varie iniziative intraprese si colloca anche l’incentivazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili che nel caso dei pannelli fotovoltaici ha la particolarità di permettere al produttore una potenziale fonte di guadagno. La forza del conto energia risiede proprio in questa chiave di lettura, il meccanismo di incentivazione prevede che il Gestore del Servzio Elettrico (www.gsel.it) corrisponda al privato cittadino produttore di energia elettrica fotovoltaica una remunerazione pari a circa 3 volte il costo a cui lo stesso acquisterebbe energia dal distributore.

I timori che si presentavano all’atto della stesura dell’impianto legislativo denominato CONTO ENERGIA, che ha visto la luce nel 2005 con il decreto ministeriale del 28 Luglio, erano connesse ad una pesante eredità lasciata da precedenti normative in materia ambientale che sistematicamente, in un lasso temporale enorme, erano state disattese. Un caso eclatante quello della Legge Merli che emessa nel 1976 si proponeva di tutelare la qualità delle acque risultò troppo avanzata per l’epoca in cui fu emessa ma finì poi per ritrovarsi superata da altre leggi, senza mai aver trovato applicazione. Analogo destino è toccato al Decreto Ronchi, anche se qui parlare di pieno fallimento è prematuro perchè la legge, emessa nel 1997, è ancora attuale. Quello che è certo gli obiettivi di raccolta differenziata fissati erano troppo ambiziosi e comunque, ed anche qui sono passati 10 anni, pare che ora il problema per alcune zone sia regredito e l’obiettivo sfidante non sia più la raccolta differenziata ma la sola raccolta. La storia italiana ci insegna così la difficoltà di applicare le normative e causa di questo, visto con gli occhi di un tecnico e non di un giurista, è da imputare probailmente allo schema legislativo italiano dove il dover adattare il classico impianto giuridico ad iniziative promozionali anzichè a direttive non risulta affatto semplice. L’incentivazione istituita dal Conte Energia nell’arco di 2 anni è già stata revisionata ed il primo schema di legge, che prvedeva graduatorie preliminari di assegnazione delle tariffe incentivanti, è stato rivisto nel febbario di quest’anno permettendo agli interessati di poter richiedere il riconoscimento dell’incentivo ad impianto ultimato. Visti i tempi di realizzazione degli impianti ed in considrazione dei tempi burocratici, questa scelta dovrebbe ulteriormente accellerare la messa in servizio dei nuvi impianti.

 

Gabriele Maldini – Ingegnere Industriale e Dottore in Tecnologie Fisiche Innovative