Il brillante futuro dell’energia solare
Category : Energia
I costi di produzione delle celle fotovoltaiche stanno crollando, e così nei prossimi anni il solare diventerà una «opzione di mainstream» per la produzione di energia elettrica. Lo sostiene il Worldwatch institute di Washington in un documento elaborato insieme al Prometheus Institute di Cambridge, Massachusetts e diffuso un paio di settimane fa. È interessante, proprio mentre la questione del clima è all’ordine del giorno di vertici mondiali – contrastare il riscaldamento abnorme dell’atmosfera terrestre significa ridure le emissioni di gas «di serra» come l’anidride carbonica, emessa nei processi di combustione e in particolare quando si bruciano combustibili fossili: dunque produrre più energia con fonti alternative al petrolio (e rinnovabili). L’energia del sole è una delle alternative ideali. E però un po’ i costi, un po’ le volontà politiche, fanno sì che per il momento il pannello fotovoltaico resti un’opzione minore.
Almeno il primo alibi però, quello dei costi, comincia a venir meno. In effetti i costi di produzione sono già parecchio calati rispetto a venti o trent’anni fa, e ora vediamo un crollo. Solo dall’anno 2000 l’industria del fotovoltaico è cresciuta sei volte, ed è cresciuta del 41% nel solo anno 2006. È vero che l’energia elettrica solare nelle reti rappresenta ancora meno dell’1% dell’elettricità mondiale: ma nel 2006 è aumentata del 50%, fa notare il Worldwatch. (A parte bisognerebbe notare che parte della produzione di energia solare non entra nelle reti perché fatta su piccolissima scala per un consumo localizzato in luoghi remoti: il pannello accanto alla casa di un villaggio amazzonico porta l’energia elettrica là dove non arriveranno mai i cavi della rete di distribuzione, ma non entra nei conteggi. Per «utenze isolate», chiamiamole così, il solare non è un’energia alternativa ma l’unica possibile). Ma torniamo alla produzione contabilizzata nelle reti: a guidare il boom sono la Germania e il Giappone; la Spagna entrerà nel gruppo nel corso di quest’anno (grazie alla sua nuovissima centrale solare) e gli Stati uniti seguono da presso.
Finora, nota il Worldwatch, la crescita è stata limitata da una penuria di produzione industriale di polisilicio purificato, necessario per le celle fotovoltaiche (lo stesso materiale dei semiconduttori alla base dell’industria elettronica: ma nel 2006 per la prima volta più di metà del polisilicio prodotto al mondo è stato usato per farne celle fotovoltaiche). Questo cambierà nei prossimi due anni, quando entreranno in produzione oltre una decina di produttori di polisilicio in Europa, Cina, Giappone e negli Usa. L’aumentata disponibilità, insieme ai nuovi progressi della tecnologia, farà abbassare i costi di almeno il 40% nei prossimi tre anni, secondo le stime dell’istituto Prometheus. Anche qui, come in molti altri settori, spingere i costi verso il basso in particolare è la Cina con la sua sete di energia, l’ampia disponibilità di manodopera e la sua forte base industriale,. La maggiore novità del 2006 è stata la crescita della capacità produttiva cinese, che ha sorpassato gli Stati uniti (patria della prima moderna cella fotovoltaica, prodotta dai Bell Labs negli anni ’50): ora la Cina è il terzo produttore di celle fotovoltaiche dopo Germania e Giappone. La prima azienda cinese produttrice, Suntech Power, era l’ottavo produttore mondiale nel 2005 e il quarto nel 2006 (e il suo presidente è diventato uno dei cinesi più ricchi).
Nel frattempo la penuria di materia prima (polisilicio) ha portato i produttori a usarlo in modo più efficiente, accelerando così l’emergere di tecnologie che non si basano sul polisilicio purificato e sono anche meno care, le cosiddette celle sottili fatte di silicio amorfo e altri materiali meno costosi. Tutto questo, conclude il Worldwatch Institute, significa che il fotovoltaico sta diventando una opzione valida e competitiva per produrre elettricità senza emettere anidride carbonica. Bisognerà che anche i pianificatori italiani ne prendano nota, visto che restiamo agli ultimi posti…
Tratto da il manifesto del 8 giugno 2007>