Addio cravatte in ufficio si risparmia energia
Category : Efficienza e risparmio energetico
Alle cinque e mezzo del pomeriggio Pierluigi, impiegato di medio livello, esce dal quinto Palazzo Uffici di San Donato Milanese, sede dell’Eni. Spinge la porta girevole ed eccolo in strada, spaesato: fino a venerdì era il classico colletto bianco, camicia abbottonata, giacca di lino, cravatta a disegnini geometrici, uguale agli altri ventimila colleghi.
Adesso invece indossa solo una polo e spesso si sente a disagio, perché la giacca è una divisa, certo, ma anche uno status symbol. È che i problemi globali, e il tentativo di trovare per questi una soluzione, sono arrivati fin qui, nella casa di una delle prime aziende italiane. Cari colleghi – ha fatto sapere la direzione – da ora in avanti siate più smart: lasciate a casa giacca e cravatta, sarà un vantaggio per tutti. Se vi vestite in modo meno formale, sarà possibile tenere l’aria condizionata più bassa e risparmiare energia.
L’idea è venuta direttamente a Paolo Scaroni, l’amministratore delegato che nel primo giorno di entrata in vigore della direttiva è in viaggio verso il Kazakistan. La settimana scorsa ha proposto ai suoi più stretti collaboratori la rivoluzione ed ora eccola compiuta. Un referendum interno – "siete favorevoli all’adozione di uno stile di abbigliamento più informale durate l’estate?" – ha dato un esito bulgaro: il 90 per cento ha detto di sì. Complice la moda, che racconta come nell’anno che verrà il massimo dell’eleganza sarà indossare i bermuda; gli esempi che arrivano dall’estero, a cominciare da Spagna, Giappone e Cina; e la nuova, diffusa sensibilità ambientale, che porta un ex vice-presidente americano a farsi promotore di un concerto con palcoscenici in tutto il mondo per attirare l’attenzione sulla necessità di salvare la Terra dal drammatico problema del riscaldamento globale.
Per l’Eni, l’iniziativa è una delle tante sul fronte dell’impegno per l’efficienza energetica e la sostenibilità, e si basa su dati scientifici: un solo grado in più negli edifici consente di risparmiare circa il 9 per cento di energia elettrica e una proporzione equivalente di Co2.
Nel palazzo dove lavora Pierluigi, ad esempio, vorrà dire un risparmio durante il periodo estivo di 217.000 kWh con una diminuzione di Co2 di 126 tonnellate, che è come se 140 dipendenti andassero in ufficio per un anno con i mezzi pubblici, rinunciando all’auto privata. Moltiplicato per le sedi, a cominciare da quella dell’Eur, si tratta di cifre non solo simboliche.
Soprattutto, però, l’iniziativa "l’Eni si toglie la cravatta", servirà a sensibilizzare i cittadini sui piccoli cambiamenti quotidiani che ognuno di noi può mettere in atto per cercare di cambiare le cose. Come dire: la salvezza del nostro futuro non è solo nelle mani dei potenti e del Protocollo di Kyoto.
In Spagna, dopo che un’azienda importante come Acciona ha raccomandato ai suoi 4.000 dipendenti un abbigliamento informale, è lo stesso governo a lavorare a un pacchetto di misure di risparmio energetico da proporre a tutti gli spagnoli. In Inghilterra il look tradizionale dell’uomo d’affari è mutato e non è difficile incontrare gli gnomi della finanza che si aggirano per la City in maniche di camicia. In Giappone è stata varata la campagna "cool biz", lanciata in prima persona dal premier Koizumi che due anni fa ha inaugurato il nuovo corso per i dipendenti pubblici, costretti a seguire il suo esempio e a presentarsi in ufficio senza la giacca. In Cina, infine, è stato il segretario Hu Jintao a chiedere di indossare solo una camicia a maniche corte.
In Italia anche Confindustria si muove e la vicepresidente Emma Marcegaglia, che ha la delega per l’energia, sta seguendo i lavori della task force sull’efficienza energetica, costituita nel 2006. Del resto, il risparmio energetico è considerato da tutti una delle azioni più importanti sul fronte della guerra dell’inquinamento. E su quell’altare si può anche decidere di sacrificare la vecchia, cara cravatta.
Tratto da Repubblica.it di Cinzia Sasso