Clima, Usa e Cina criticano il rapporto Onu
Pechino invita i Paesi occidentali a non porre limiti a quelli in via di sviluppo
Secondo i due Stati ridurre i gas serra richiederà più tempo e sarà più costoso di quanto affermano gli scienziati, riuniti a Bangkok
Stati Uniti e Cina criticano il rapporto sul cambiamento del clima elaborato dagli esperti dell’Onu e discusso da oggi a Bangkok, in Tailandia, sostenendo che l’obiettivo di ridurre i gas ad effetto serra sarà più costoso e richiederà più tempo di quanto affermano gli scienziati. Lo si legge su un documento di cui l’agenzia Associated Press è venuta a conoscenza. Di clima e surriscaldamento si parla oggi anche in un vertice Usa-Ue programmato alla Casa Bianca. Nella capitale tailandese, per discutere di cambiamenti climatici, si sono invece riuniti 400 tra esperti e rappresentanti diplomatici di tutto il mondo, che per una settimana analizzeranno le possibili contromisure da adottare per fare fronte all’emergenza data dall’innalzamento delle temperature, causa tra l’altro dello scioglimento dei ghiacciai e della desertificazione di ampie aree del pianeta.
LOTTA AI GAS SERRA – Le osservazioni, presentate dai due governi davanti al Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici (Ipcc), mettono in evidenza i potenziali benefici che si possono ottenere dalla riduzione delle emissioni e criticano le posizioni di gran parte dei governi europei, secondo cui le emissioni di gas serra non devono superare una concentrazione pari a 445 parti per milione di CO2. Il livello attuale di emissioni è di circa 430 ppm. Secondo Washington e Pechino un’azione rapida contro le emissioni di gas serra permetterebbe di limitare l’innalzamento delle temperature a 3,6 gradi Fahrenheit (2 gradi Celsius).
GLI OBIETTIVI – Il rapporto dell’Ipcc, il terzo del Comitato Intergovernativo, indica le misure da adottare per trasporti, agricoltura, approvvigionamento di energia, edilizia, industria e rifiuti. Secondo l’Onu, il modo migliore per limitare le future emissioni di gas serra è quello di concentrarsi sullo sviluppo sostenibile dei Paesi in via di sviluppo. Nell’analisi, il Comitato sottolinea come l’uomo disponga già delle conoscenze e degli strumenti utili per ridurre le emissioni di gas serra di circa 26 miliardi di tonnellate entro il 2030, molto oltre il livello sufficiente per limitare il previsto aumento delle temperature di 2-3 gradi sul pianeta.
MISURE URGENTI – «E’ tecnicamente ed economicamente fattibile stabilizzare le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera – si legge nel sommario – a condizione che sia incentivato l’ulteriore sviluppo e messa in pratica di una serie di tecnologie». Lo studio evidenzia quindi la necessità di far diminuire le emissioni «entro i prossimi 20 anni», ricordando che il problema è oggi più grave e richiede misure più urgenti di quanto denunciato nel 2001.
«SERVE EQUILIBRIO» – «Spero che questa conferenza sia in grado di esprimere delle posizioni equilibrate» ha però dichiarato da Bangkok Sun Guoshun, dirigente del ministero degli esteri di Pechino. Secondo il funzionario cinese la riunione del Giec «non deve solo rappresentare i punti di vista dei Paesi sviluppati, ma anche quelli dei Paesi in via di sviluppo». Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), la Cina nel corso del 2007 potrebbe spodestare gli Stati Uniti dal vertice della classifica dei Paesi più inquinatori del pianeta e diventare il primo produttore mondiale di anidride carbonica e degli altri gas all’origine dell’ «effetto serra». Pechino finora ha sempre respinto qualsiasi limite alle emissioni, accusando i Paesi dell’occidente sviluppato di essere i principali colpevoli dei cambiamenti climatici.
tratto da corriere.it