Ora arriva il certificatore energetico.
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Professione? «Certificatore energetico». Scusi? «Calcolo quanta energia consumano le case e quindi quanta CO2 producono». Interessante, ma i costi? «Per un appartamento o una villetta già esistenti da 400 a 1000 euro». Mario Plateri è uno dei 3.388 Certificatori energetici patentati di Lombardia. È geometra, ma potrebbe essere anche architetto, ingegnere, perito. Con tutte le spese e le tasse che già ci sono sulle case, non mi dirà che è obbligatorio, vero? «In teoria sì. Lo dice una Direttiva europea. Chi vende o affitta un edificio deve presentare la Certificazione energetica. In pratica l’Italia ha ottenuto una proroga ed è in ritardo anche su quella. L’unica regione dove il mio certificato è già necessario è la Lombardia, che si è data una legge propria. Certifichiamo 80-100 immobili lombardi al giorno. È legge anche a Bolzano. E stanno studiandoci sopra Lazio, Piemonte e Liguria».
Tutta colpa del Protocollo di Kyoto, suppongo. «Merito, semmai. Da una parte combatto l’inquinamento, ma dall’altra faccio risparmiare la gente». Come? «Guardo il tipo di isolamento delle pareti e del tetto, la caldaia, il condizionamento d’aria, le lampadine, l’ascensore, l’uso di energie rinnovabili… metto tutti i dati in un computer e ottengo il risultato». Sarebbe? «Una targa d’ottone. Da appendere sotto il numero civico. "Questo palazzo è di classe A". Oppure "B", "C", "D", "E" o "F". Proprio come i frigoriferi. Una pagella agli edifici in base a quanto consumano. Dai più risparmiosi agli "energivori", i divoratori di energia». Un po’ poco per mille euro… «Non sono d’accordo. Con la mia "certificazione energetica" ben in vista chi vorrà comprare o affittare capirà al volo quali bollette aspettarsi. La "mano invisibile" dovrebbe fare il resto: sapendo che la casa costerà 4-5mila euro l’anno di spese di riscaldamento ed elettricità invece di 4-500, i prezzi si adegueranno e così proprietari e costruttori saranno spinti ad avere immobili capaci di ridurre le bollette e di conseguenza l’inquinamento.
Con il petrolio a cento dollari i risparmi sono diventati tangibili. La lotta al CO2 non è più solo una battaglia contro il riscaldamento del pianeta, ma qualcosa di visibile ogni bimestre nelle bollette». A fare i conti in tasca a questa nuova categoria di lavoratori nata appena l’anno scorso c’è da complimentarsi per la scelta. Quando la Direttiva europea 91/2002 sarà operativa (e lo dovrà essere entro il 2009 per tutt’Italia, altrimenti scatteranno multe Ue) partirà un giro d’affari impressionante: 12 miliardi in vent’anni di sole certificazioni più il costo di formazione dei Certificatori più le ristrutturazioni per migliorare la classe energetica del proprio immobile. Una professionalità utile o l’ennesima casta di burocrati? «Il 40 per cento dell’energia europea — dice Antonello Pezzini, imprenditore e consulente per l’Italia nell’Ue—si consuma negli edifici. Trasporti e industria ne assorbono all’incirca il 30% ciascuno. Gli immobili attuali ci "costano" in media 180 KWh al metro quadro mentre nelle nuove costruzioni si scende a 50 KWh. I margini per migliorare sono ampi e in linea con la riduzione del 20% entro il 2020 come richiesto dal Pacchetto energia votato dall’Ue il 23 gennaio. Il sistema di certificazione aiuta a prendere coscienza».
E allora perché in Italia solo Lombardia e Bolzano hanno i Certificatori? «Il solito pasticcio nostrano — sostiene Giuliano Dall’O’, architetto, docente al Politecnico di Milano e coautore, per Edizioniambiente, del primo e unico Manuale per Certificatori —. Eravamo partiti bene con una legge del ’91. Ma i vari governi non hanno mai scritto i decreti attuativi. Ora l’Europa ci ha superati e le Regioni sono costrette a inseguire ». Servirà? «C’è la tecnologia per risparmiare, i finanziamenti per le ristrutturazioni, l’interesse ambientale. Potenzialità enormi. Il problema è che siamo sempre noi, un’Italia dove i requisiti minimi chiesti dalle leggi non sono rispettati. Diciamo: non sempre rispettati e non ovunque. Il Certificatore deve essere serio, controllare che l’isolante sia effettivamente posato e che sia della qualità giusta. Deve andare in cantiere, garantire insomma». Ma chi controlla i controllori? «La Lombardia si è impegnata a verificare un 5% di certificati. Se lo fa, se i controlli sono efficaci… non lo so».
Articolo tratto dal Corriere della Sera di Andrea Nicastro