Sole fresco per le emergenze

Sole fresco per le emergenze

Category : Tecnologia

Il raffrescamento del Centro "Salam" di Emergency a Dakar è realizzato grazie ad un grande impianto solare termico. I collettori sottovuoto e la tecnologia sono italiani

da qualenergia.it

Il Centro SALAM di cardiochirurgia di Khartoum di Emergency è l’unica struttura specializzata e gratuita presente in Sudan e nei nove paesi confinanti – un’area di 11,5 milioni di km quadrati (più di tre volte l’Europa) abitata da oltre 300 milioni di persone – dove le cardiopatie congenite e quelle acquisite in età pediatrica dovute a malattie infettive e a malnutrizione sono la seconda causa di mortalità infantile.
Uno degli elementi innovativi di questo centro, che a pieno regime potrà effettuare una media di 1.500 interventi l’anno, è il suo impianto solare termico per il raffrescamento dell’aria.
L’impianto, fornito dalla società veronese Kloben che ha prodotto i collettori nel proprio stabilimento di Ogliastro Cilento (SA), dovrebbe essere per dimensioni il secondo impianto al mondo di “solar cooling” e sicuramente il primo che utilizza collettori sottovuoto.

Al raffrescamento della struttura (in Sudan la temperatura media è di 29°C, che nei mesi più caldi arriva a 45) si è provveduto con l’installazione di un impianto di condizionamento. Nella fase di costruzione sono state però adottate diverse tecniche di coibentazione per realizzare una struttura perfettamente isolata. Le pareti esterne, ad esempio, hanno uno spessore di 58 centimetri e contengono al loro interno camere d’aria che impediscano la trasmissione del calore.
Poiché l’utilizzo di sistemi tradizionali per il condizionamento dell’ospedale avrebbe comportato un consumo ingente di energia elettrica o da fonte fossile (i volumi di ricambio d’aria richiesti, tuttavia, sono imponenti: ogni ora è necessario raffrescare 28.000 metri cubi di aria), si è deciso di utilizzare l’energia solare. La decisione è quanto mai opportuna visto che è fatta in un paese in cui i conflitti sono causati proprio dall’approvvigionamento delle risorse petrolifere.

L’impianto impiega 288 collettori solari sottovuoto (per 900 metri quadrati di superficie) e produce 3.600 chilowattora termici (l’equivalente della combustione di 335 chili di gasolio)
Ogni collettore solare è composto da tubazioni di rame per il circolo dell’acqua; la parte in rame è alloggiata in tubazioni di vetro con camera sottovuoto, che consentono al sole di scaldare per irraggiamento l’acqua all’interno del rame senza dispersione di calore.
L’acqua circolante costituisce il fluido vettore che trasferisce il calore a un serbatoio di 50 m3 opportunamente coibentato che mantiene l’acqua a una temperatura compresa tra 80 e 90°C.
La trasformazione del caldo in freddo avviene in due «chiller» ad assorbimento. Le due macchine utilizzano il calore immagazzinato nel serbatoio per riscaldare una miscela di acqua e bromuro di litio: in seguito ad alcune trasformazioni fisiche, questa miscela crea una fonte frigorifera in grado di raffrescare l’acqua fino a 7°C.
L’energia solare consente di creare freddo senza scarico di particelle in atmosfera, con un utilizzo di energia elettrica molto contenuto e limitato all’alimentazione delle pompe di circolazione dell’acqua.

Qualora l’energia solare non bastasse a soddisfare la richiesta frigorifera dell’ospedale, entrerebbero in funzione due caldaie, alimentate a gasolio e opportunamente automatizzate, per fornire all’acqua il calore residuo necessario al funzionamento dei «chiller».
L’acqua, refrigerata grazie all’energia solare, viene utilizzata per portare gli ambienti dell’ospedale alle temperature di esercizio richieste.
Questo passaggio, che è l’anello finale del circuito di termoregolazione della struttura, è affidato a macchine denominate «Uta» (Unità di trattamento aria). Ne sono state installate 8, ognuna destinata a garantire la giusta temperatura a una specifica zona dell’ospedale (degenze, quartiere operatorio, rianimazione, amministrazione).
Le Uta prelevano aria dall’esterno utilizzando un impianto di canalizzazione; una volta depurata e giunta all’interno della macchina, l’aria viene forzata ad attraversare un “radiatore” raffreddato dall’acqua a 7°C.
A questo punto, un secondo sistema di canali distribuisce l’aria (ormai alla temperatura richiesta) nei locali gestiti dalle Uta.