Agroenergie, scatta la mobilitazione

Agroenergie, scatta la mobilitazione

Category : Salento

«L’ambiente non va svenduto. Sì all’energia pulita, no a progetti dal forte impatto sul territorio» Chiesta una immediata moratoria a Regione e Provincia. Riconversione a gas e ridimensionamento del «mostro-Cerano» Uno studio per valutare il fabbisogno energetico

L’ambiente non va sacrificato sull’altare dell’ecobusiness. A scendere in campo sono esponenti del mondo ambientalista e dell’associazionismo, i quali «frenano» sulle agroenergie. Questi, dopo aver spiegato che è necessario il ricorso alle energie pulite ed alternative alle fossili delle megacentrali, aggiungono che tutto ciò va attuato con una seria programmazione regionale. Inoltre, ritengono necessario che la Regione e la Provincia impongano l’immediata moratoria a tutti i progetti di energie rinnovabili che hanno però un forte impatto sul territorio. «Sarebbe opportuno – sostengono – che le due istituzioni promuovano una serie di conferenze e studi di fattibilità al fine di valutare il reale fabbisogno energetico del territorio». Infine, si chiede una drastica determinazione verso la riconversione a gas ed il ridimensionamento del mostro-Cerano.

Si tratta di Antonio De Giorgi, energy manager, Aldo Cormio, Antonio Greco, presidente «Terra d’Arneo», Maria Ingrosso, Michele Leone, Roberto Paladini, presidente di «CulturAmbiente», Mauro Pascariello, Cosimo Quarta, dell’Università del Salento, Chino Salento, Giovanni Seclì, coordinatore del Cobas, Sergio Starace, di «Imasiq»; mentre intervengono, a titolo personale, Vittorio De Vitis, Mario Fiorella, Giacinto Leone e l’oncologo Giuseppe Serravezza.
In una lettera inviata al presidente della Regione Nichi Vendola, al presidente della Provincia Giovanni Pellegrino e al sindaco Adriana Poli Bortone, spiegano che «dell’abnorme proliferare di torri eoliche, frutto di accordi localistici, si è ampiamente discusso e, per fortuna, qualche segnale di moratoria un po’ tardivo si intravede». «Minore attenzione e allarme – aggiungono – è riservata alla proposta Italgest delle centrali ad oli vegetali, di alcune decine di MW ciascuna, tra le quali quella su Casarano-Collepasso (rifiutata da quest’ultimo Comune) e l’altra su Lecce. Esse funzioneranno ad oli vegetali, per la cui produzione si coltiveranno fino a ventimila ettari, soprattutto di girasole. Che dire poi dei 5.000 ettari che l’Energeco metterà a coltura di alghe nella provincia di Lecce? Ettari ricoperti completamente da tunnel di plastica? Solo questi due progetti devasteranno almeno il 15 per cento della sopravvissuta superficie agricola della provincia».
«Quali le emissioni prodotte? – si chiedono – Quale l’impatto sull’ambiente, soprattutto in termini di inquinamento ed emungimento della falda? Quale l’impatto sulla storia del territorio, sul suo paesaggio, sui siti archeologici. Non è forse necessaria una rigorosa e imparziale valutazione di impatto ambientale sull’intero territorio, bloccando accordi localistici e privatistici?».
Secondo gli esponenti del mondo ambientalista e dell’associazionismo sono positive le recenti dichiarazioni del presidente della Provincia Giovanni Pellegrino («e i ripensamenti della Coldiretti») circa le centrali ad oli vegetali e l’abnorme produzione di girasoli, la tutela della falda e della storia del territorio. «Ma occorre andare oltre – aggiungono – e far seguire alle dichiarazioni e ai progettati studi di fattibilità per l’agroenergia, atti istituzionali concreti: la disdetta dei protocolli d’intesa firmati dalla Provincia con Italgest ed eventuali altre imprese energetiche. Ed è necessaria una presa di posizione della Regione, per evitare una schizofrenia tra istituzioni».
Dopo aver spiegato che è necessario il ricorso alle energie pulite ed alternative alle fossili delle magacentrali, aggiungono che tutto ciò va attuato «con una seria programmazione regionale che preveda il risparmio ed il ridimensionamento dello spreco energetico». Stoppano poi la Puglia ed il Salento, «quali esportatori di energia che devasta l’ambiente ed alimenta sprechi» e chiedono «nuove politiche per la mobilità e l’urbanistica».
Ritengono «indispensabile che la Regione Puglia e la Provincia di Lecce impongano l’immediata moratoria a tutti i progetti di produzione di energie rinnovabili che hanno però un forte impatto sul territorio». Sarebbe opportuno che «le due istituzioni promuovano una serie di convegni e conferenze, studi
di fattibilità e non solo, al fine di valutare il reale fabbisogno energetico del territorio». Infine, «è necessaria
una più drastica determinazione verso la riconversione a gas e il ridimensionamento del mostro Cerano, certamente “non estraneo” all’incremento dei tumori che si registrano».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno del 20 maggio 2007