Via al G8:
Category : Clima
Fonti Usa: il documento finale non fisserà alcun obiettivo di lungo periodo sul taglio delle emissioni. Prodi incontra Bono e la Merkel
HEILIGENDAMM – Con un pranzo di lavoro tra Bush e la padrona di casa, Angela Merkel, ha preso il via il G8 di Heiligendamm. Un incontro che potrebbe già decidere il successo o meno del vertice sul Baltico. Per Bush e la cancelliera è infatti l’occasione ideale per verificare quanto distanti siano le loro posizioni sul clima, tema che la Merkel ha messo al centro di questo summit. La cancelliera sperava di poter inserire nel documento finale del vertice obiettivi comuni contro il surriscaldamento globale. Ma a smorzare le speranze ci ha pensato mercoledì il consigliere americano per il clima, John Connaughton, che a Rostock ha affermato che ogni paese ha i propri obiettivi nella lotta contro il riscaldamento del clima. Questa non è soltanto l’opinione di Washington, ha commentato, ma anche di Canada e Giappone, per cui ci vorrà ancora tempo prima che i paesi più industrializzati concordino una visione comune. Le dichiarazioni del consigliere di Bush fanno supporre dunque che Stati Uniti e Germania non abbiano trovato un accordo su obiettivi prefissati per la lotta al riscaldamento globale nei colloqui preparatori del vertice.
NODO AMBIENTALE – Nonostante le buone intenzioni quello del clima rischia di essere il punto più dolente del vertice: a meno di un miracolo (o di un qualche compromesso essenzialmente di facciata) nel pranzo Merkel-Bush di oggi, le posizioni degli europei e degli americani resteranno ben distanti. Con l’unica novità che ora Washington sembra puntare a una strategia di riduzione delle emissioni «à la carte» e non vincolante, tutta da rinegoziare al di fuori di un quadro Onu, proposta che a molte capitali europee sembra soprattutto una tattica diversiva. E proprio Merkel ha già fatto sapere di non poter negoziare sull’obiettivo di una limitazione a due gradi del riscaldamento del pianeta.
RAPPORTI TESI CON LA RUSSIA– Intanto, dal punto di vista geopolitico, la Russia è la principale preoccupazione dei partecipanti al summit anche se Bush, dopo le critiche di martedì, ha voluto ribadire che la Russia non è una minaccia e non si devono temere attacchi all’Europa. Appena sabato scorso il presidente russo Vladimir Putin aveva minacciato di puntare nuovamente missili sull’Europa, come rappresaglia per il progetto di scudo antimissile degli Stati Uniti. Anche se non emergerà dai comunicati ufficiali, la tensione resterà comunque molto alta: e non sarà certamente la proposta russa di continuare a cooperare per creare un sistema comune Nato-Russia di difesa contro missili di teatro (cioè non balistici) a modificare la sostanza. Il presidente Bush aveva peraltro già inviato un messaggio rassicurante al presidente russo Vladimir Putin: «La Guerra Fredda è finita, la Russia non è un nemico, lo Scudo è un meccanismo di difesa». Nello stesso tempo Bush ha però accusato Putin di avere «deragliato» dalla strada delle riforme democratiche a suo tempo promesse alla gente russa. Dopo il confronto a distanza, il faccia a faccia. L’incontro Casa Bianca-Cremlino potrebbe svolgersi già mercoledì. Putin e Bush torneranno a incontrarsi ai primi di luglio nella abitazione di famiglia dei Bush nel Maine dove cercheranno di arrestare il deterioramento dei rapporti tra Washington e Mosca che ha resuscitato bagliori da Guerra Fredda. Il clima deteriorato delle relazioni fra Russia e Occidente si rifletterà anche su altre discussioni (soprattutto sul Kosovo, ma anche su Afghanistan e Iran): su questi punti il G8 proclamerà, nel migliore dei casi, un’unità di vedute soltanto formale.
SVILUPPO – Abbastanza scarno dovrebbe essere il bilancio anche sul fronte dello sviluppo: due anni fa, il summit di Gleaneagles in Scozia – pur offuscato dagli attentati di Londra – aveva riacceso le speranze che il G8 potesse servire a dare l’impulso necessario per un forte aumento degli aiuti all’Africa e agli altri paesi poveri. Oggi, ha ricordato pochi giorni fa l’Ong Data (Debt, Aids, Trade, Africa), fondata dal leader degli U2 Bono, i paesi del G8 hanno sborsato meno della metà della somma necessaria per portare a buon fine le promesse fatte allora di raddoppiare gli aiuti all’Africa entro il 2010. Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha fatto appello ai leader perché diano la spinta necessaria a mantenere le promesse, ma a Bruxelles lo scetticismo è forte: «C’è stato un buco nero di un anno, grazie al G8 di San Pietroburgo», indica una fonte comunitaria che segue da vicino la materia. «Nel frattempo – spiega – gli Stati Uniti hanno diminuito del 20% i loro aiuti allo sviluppo, continuando a includere nel calcolo la riduzione del debito all’Iraq».
Tratto da corriere.it