Convivere con il caro-energia

Convivere con il caro-energia

articolo di Dell’Olio Luigi da l’impresa rivista italiana di management

Di fronte all’impennata della bolletta elettrica, che si somma alle deficienze infrastrutturali del Paese, le imprese italiane hanno solo due armi a disposizione: il contenimento dei consumi e le fonti rinnovabili

Imprese a caccia di soluzioni contro il caro-bolletta. Perché l’elevato costo dell’energia si sta sempre più trasformando da trend congiunturale, legato all’andamento dei mercati finanziari, in un fenomeno che rischia di mettere fuori mercato un numero crescente di aziende.

Un trend comune a tutte le economie sviluppate, ma che in Italia assume un peso particolare perché si somma alle inefficienze sul versante delle infrastrutture e alla dipendenza dall’estero sul versante degli approvvigionamenti.

Così cresce l’attenzione verso le fonti rinnovabili, complice una legislazione di favore che consente di rientrare negli investimenti in tempi ragionevoli.

Sono le Pmi a pagare il conto più salato
Le imprese italiane pagano un conto più salato rispetto agli altri Paesi. A certificarlo è Eurostat, l’ufficio statistico della Commissione Europea. Nel secondo semestre del 2007, di fatti, le nostre aziende hanno pagato prezzi dell’energia elettrica più elevati rispetto alla media europea per tutte le classi di consumo, sia al lordo sia al netto delle imposte.

In particolare, nella categoria delle piccole e medie imprese (500 – 20.000 MWh/anno), i prezzi italiani arrivano a superare la media Ue del 35%, collocandosi ai vertici con Danimarca, Germania e Irlanda.

Il che significa un ostacolo gravoso in termini di competitività, se si considera anche che, rispetto a questi Paesi, le imprese della Penisola devono fare i conti con una serie di inefficienze di sistema.

Prezzo del petrolio raddoppiato nell’ultimo anno e mezzo
I prezzi elevati del petrolio impattano pesantemente sulle imprese italiane per la storica dipendenza del nostro Paese dagli idrocarburi (85% del fabbisogno energetico), che negli ultimi tempi hanno ritoccato a più riprese il record storico.

Basti pensare che il prezzo del petrolio alla fine del primo semestre 2008 ha segnato un’impennata del 144% in dollari rispetto al prezzo medio di gennaio 2007.

Il cambio in euro attenua solo in parte il rialzo, collocandolo al 105%, che significa comunque il doppio rispetto a 18 mesi prima. Un incremento per i costi di produzione che nell’attuale difficile scenario congiunturale non può essere trasferito sui consumatori finali, per non rischiare di inceppare ulteriormente la dinamica dei consumi.

La situazione è preoccupante soprattutto per le piccole e medie imprese, che in Italia costituiscono oltre il 90% della forza produttiva. Già il consuntivo 2007 dell’Osservatorio congiunturale curato da Confartigianato indica le difficoltà del settore: artigiani e piccole imprese hanno archiviato l’anno con il segno negativo per quanto riguarda i livelli della produzione, della domanda (in entrambi i casi -1,1% rispetto al 2006) e del fatturato (-0,7% rispetto al 2006).

L’Osservatorio ha stimato 135mila imprenditori in sofferenza, metà dei quali alle prese con gravi difficoltà in fase di approvvigionamento delle materie prime