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Riduce i consumi, inquina meno . Il 26% del velivolo è italiano. Addio alluminio, tutta la fusoliera è in fibra di carbonio.

Il primo «aereo di plastica» Boeing B-787 Dreamliner è pronto e domani uscirà dall’hangar di Seattle nello Stato di Washington per la tradizionale cerimonia del roll-out. Poi arriveranno i ritocchi per prepararlo al battesimo dell’aria previsto per settembre. L’anno prossimo entrerà in servizio con la compagnia All Nippon. È il primo jet di una generazione nuova che nasce per ridurre i costi, consumare di meno, più rispettosa dell’ambiente e per regalare anche un pizzico di comodità in più ai passeggeri che viaggiano in classe turistica. Ma non solo. Il Dreamliner inaugura pure la filosofia detta del «punto-a-punto», escogitata per evitare i grandi aeroporti sempre più affollati e raggiungendo direttamente la meta voluta, come potrebbe essere ad esempio un volo Venezia-Filadelfia, saltando New York. In aggiunta, questo è il primo aeroplano che pur avendo origine in una società americana è costruito per la maggior parte all’estero: dal Giappone, all’Australia, dal Canada alla Germania, dalla Gran Bretagna all’Italia. La nostra industria realizza il 26 per cento dell’intero velivolo. Il nuovo Boeing è stato battezzato «aereo di plastica» perché è il primo ad avere l’intera fusoliera non più in alluminio ma in fibra di carbonio più altre parti: oltre il 50 per cento del bireattore fa ricorso al prezioso materiale. Un balzo tecnologico perché finora non si era mai osato tanto: si fabbricavano alcuni elementi, delle ali magari, ma non il cuore del jet che ospita i viaggiatori.

Di questo balzo sono partecipi gli stabilimenti di Grottaglie e Foggia di Alenia aeronautica- Finmeccanica dove un migliaio di tecnici sfornano buona parte della fusoliera più vari elementi. Boeing per risolvere i problemi dello sviluppo ha garantito cospicui investimenti: si parla di 10 miliardi di dollari ma con le spese in ricerca degli ultimi mesi per arginare alcune difficoltà il valore è probabilmente andato oltre. La scelta della fibra di carbonio garantisce maggior leggerezza e resistenza, minori costi di manutenzione perché più resistente alla corrosione. L’aereo più leggero, inoltre, permette l’uso di due motori meno potenti quindi meno inquinanti chimicamente e acusticamente tagliando del 20 per cento il consumo di cherosene. All’interno, oltre al design più accattivante è aumentato il comfort. Innanzitutto l’aria è diversa, più umidificata per ridurre la secchezza della bocca e degli occhi e la pressione è pari a un’altezza di 1.800 metri sulla Terra (finora era equivalente a 2.400 metri). Essendo la fusoliera più ampia, i corridoi in classe economica sono 6 centimetri più larghi e lievemente più comodo è pure il sedile. I finestrini saranno oscurati elettronicamente dall’equipaggio o dal passeggero. I miglioramenti sono entrati anche in cabina per affaticare di meno. I piloti utilizzano l’«head up display» come sui caccia militari consentendo di vedere i dati su un vetro trasparente senza abbassare la testa. Un monitor, poi, mostra di continuo il terreno sorvolato e un altro guida i piloti sulle piste evitando ostacoli. Le nuove tecnologie hanno portato vantaggi pure alle compagnie perché il costo d’esercizio dell’aeroplano è del 20 per cento inferiore a quelli della sua classe. Forse è per questo che il Dreamliner (150 milioni di dollari) è già stato venduto in 642 esemplari prima di spiccare il volo: un record mai raggiunto. E le scelte compiute da Boeing hanno costretto il concorrente Airbus a seguirla. Così è nato l’Airbus A-350 XWB, che arriverà però soltanto fra cinque anni.

 
 
di Giovanni Caprara da corriere.it