Energia dalle maree, la lezione viene dal Galles

Energia dalle maree, la lezione viene dal Galles

Category : Tecnologia

Possono produrre, dicono alcuni esperti, fino al 20% del fabbisogno elettrico mondiale. Sono assolutamente naturali, ma molto difficili da governare. Stiamo parlando del moto ondoso e delle maree che, opportunamente incanalate in apposite turbine, possono rappresentare un interessante opportunità che verrà approfondita in una conferenza internazionale a Londra il 28 e 29 novembre. Un progetto molto avanzato viene dalla stessa Gran Bretagna, precisamente dal Galles: l’Agenzia per lo sviluppo territoriale e l’innovazione ha attratto imprese che operano nella icerca e sviluppo delle energie rinnovabili in grado di generare un volume d’affari di circa 2 miliardi di euro.
Quest’anno entrerà in funzione la prima delle otto turbine per lo sfruttamento delle maree, ciascuna lunga 25 metri e con un diametro di 15, collocate sul fondale della penisola di St.David, la punta meridionale del Galles. Grazie a questi impianti, chiamati Rotech Tidal Turbine, realizzati dagli ingegneri della Lunar Energy, la forza contenuta nelle correnti in profondità potrà essere incanalata per produrre elettricità sufficiente ad alimentare 5mila case. Il progetto è considerato interessante anche dal punto di vista finanziario visto che la tedesca E.On ha siglato un accordo di collaborazione con la giovane startup. «La nostra tecnologia è economica visto che il costo della centrale di St.David è di 15 milioni di euro», spiega William Law, presidente di Lunar Energy. Rispetto all’eolico, che in Galles è pure sviluppato senza problemi di natura ambientale grazie alla realizzazione di parchi a basso impatto, l’energia prodotta dalle correnti marine e dalle maree può garantire una quantità di energia quattro volte superiore e soprattutto con una costanza nettamente superiore. Il 93% dell’energia potenziale delle maree a ridosso delle coste britanniche è generata tra i 30 e i 40 metri sotto la superficie marina.
Rilevante l’impegno pubblico con il sostegno al Wage Dragon, strutture per l’intercettamento del moto ondoso, e il finanziamento di un megaprogetto marino sull’estuario del Severn, una grande insenatura tra le coste del Galles e quelle dell’Inghilterra dove secondo la commissione per lo sviluppo sostenibile della Gran Bretagna, si ipotizza la creazione di un gigantesco sbarramento del moto ondoso in grado di produrre il 5% dell’intera energia elettrica del paese: è un piano da 25 miliardi di euro che prevede l’installazione di una barriera fissa dotata al di sotto del livello del mare di turbine per incanalare il moto ondoso e le maree, e al di sopra della superficie di pale eoliche. Le turbine installate nel mare sarebbero duecento con la creazione di 35000 posti di lavoro nell’arco degli undici anni del progetto che a regime garantirebbe almeno diecimila occupati stabili stanti le dimensioni complessive della barriera di 16 chilometri lineari. La seconda parte, cioè l’installazione delle pale sul ponte artificiale, crea un acceso dibattito perché avrebbe un rilevante impatto anche dal punto di vista visivo andandosi a posizionare davanti alla costa del sud del Galles.

Articolo tratto di Andrea Di Stefano, tratto da laRepubblica.it