Energia e calore sfidano i data center

Energia e calore sfidano i data center

Category : Tecnologia

Decisamente il verde è di moda. E mentre nei paesi più ricchi già si registrano fenomeni di consumismo verde, in cui il costo energetico di produzione dei prodotti verdi supera di gran lungo quello di acquisto o quello di prodotti “normali”, i big dell’Ict sono da tempo scesi in campo contro l’effetto serra, la produzione eccessiva di gas e di CO2 che vi contribuiscono, oppure semplicemente per il risparmio dei consumi energetici.

Un obiettivo ambizioso che ha preso il via dagli Stati Uniti, tradizionalmente spreconi in fatto di energia, e ha coinvolto in vari progetti e a vario livello produttori come Cisco, Dell, Hp, Ibm, Fujitsu Siemens, Intel, Amd e Google. L’ondata è approdata anche in Europa , dove i produttori locali l’hanno declinata in maniera più sobria. Alcune aziende hanno invece cominciato a dare il buon esempio al loro interno riorganizzandosi o adottando le tecnologie messe a disposizione dall’It per iniziare un cammino di risparmio energetico e di efficienza. Comunque il problema c’è, ed è reale sia per i consumatori di Ict sia per i professionisti, in particolare per Facility Manager e Cio alla prese con data center che ospitano rack di server sempre più compatti ed esigenti per consumi energetici di funzionamento e raffreddamento. La minaccia per gli utenti, e viceversa l’opportunità di mercato per i vendor di Ict, è la previsione che la bolletta energetica potrebbe arrivare a esigere la metà del budget It aziendale. Le aziende a breve potrebbero arrivare a spendere in energia una somma superiore a quella degli investimenti in hardware.
Per Fujitsu Siemens le sfide poste dal risparmio energetico si intrecciano con la necessità per le aziende di ottimizzare le infrastrutture e fare un utilizzo efficiente delle risorse. Un’infrastruttura ottimizzata permette di “spegnere “ le macchine quando non vengono utilizzate o non servono alle applicazione del momento. Il consolidamento e la virtualizzazione degli apparati server e storage dei data center riduce poi senz’altro il total cost of ownership.
Come un po’ tutte le aziende del settore, anche Fsc, utilizzando alcuni tool software di simulazione del carico di utenti, ha elaborato una serie di scenari e di simulazioni di efficienza elettrica che, nel suo caso, hanno per protagonisti server Rx300 single e quad core della serie Primergy. Il semplice passaggio da una server farm composta da 20 Primergy single core a una da 8 Primergy quad core in uno scenario che prevede 2500 utenti permette di soddisfare i medesimi livelli di service agreement con un risparmio di quasi il 75% di kWh all’anno pari ad almeno 5 mila euro di bolletta elettrica. Network News ha approfondito questi temi incontrando Bernhard Brandwitte che da Paderborn in Germania , dove Fsc dispone anche di un centro di riciclaggio dei suoi Pc, dirige il marketing di prodotto per l’area server.

Se nel passato il gestore dell’It aziendale non si interessava granché del consumi energetici di un data center perché veniva spesato su un altro centro di costo, ora “ogni manager It possiede nel suo computer un file Excel con il consumo energetico del suo data center”. Più in generale il data center è sempre meno in grado di far fronte ai consumi, alle esigenze di condizionamento e di spazio. Come ammette Brandwitte, “ siamo ancora in una fase in cui molti vendor cavalcano più il marketing che la tecnologia, ma i problemi sono reali”.
Dove sono allora i problemi reali ? Brandwitte cita un intervento di qualche mese fa di Luiz Barroso a una riunione interna di Google, grande consumatrice di server: “ Se le prestazioni per Watt dei server rimarranno costanti nei prossimi anni, i costi energetici supereranno quelli dell’hardware”. E già ci siamo . A Barcellona, Marenostrum , il più grande supercomputer europeo, che con 10240 processori eroga 94 Teraflops, costa attorno ai 2 milioni di euro all’anno di bolletta energetica, quasi un terzo del budget complessivo.
Le leve a cui un vendor può fare ricorso in un server e fare una reale differenza, non sono le memorie , gli hard disk, le Cpu che seguono un percorso di evoluzione standard in tutti i server , ma il sistema di alimentazione, il sistema di ventilazione, la progettazione delle schede e degli chassis. Il tutto gestito da tool di ottimizzazione del consumo energetico: “ Nei data center bisogna tener conto anche dei vecchi sistemi e delle vecchie applicazioni”.

di Giulio Ferrari, da network-news 12-luglio-2007.