Ipcc, troppe perplessità

Ipcc, troppe perplessità

Category : Clima

di Massimo Serafini da aprileonline.info

Il quarto rapporto sul clima elaborato dagli scienziati dell’Onu non ha formulato una scelta netta, accogliendo indistintamente tutte le fonti energetiche, perfino quelle nucleari. In verità, l’unica alternativa per risponedere al global warming è rappresentata dalle energie rinnovabili.

Suscita non poche perplessità l’ultima parte, quella sulle tecnologie da favorire, del quarto rapporto sul clima dell’IPCC, presentata oggi. L’impressione è che in realtà non si sia voluto scegliere, dando spazio un pò a tutto, dalle fonti rinnovabili al nucleare, dalle tecnologie dell’efficienza a quelle che sequestrano il carbonio per consentire di bruciare carbone. Non emerge in poche parole un’indicazione chiara a favore del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, le uniche scelte in grado di realizzare la drastica e necessaria riduzione dei gas climalteranti. Inquieta non poco che le pressioni delle fortissime lobby del nucleare e del carbone si siano fatte sentire direttamente sulla comunità scientifica, chiamata non solo a dire a che punto è giunto il surriscaldamento del pianeta, ma anche a dare suggerimenti alla classe politica su come fronteggiarlo. E’ veramente paradossale che gli Stati Uniti, che si dicono pronti a scatenare una guerra contro l’Iran per il fatto che questo paese ha deciso di costruire centrali nucleari, siano poi fra i più solerti nel pretendere che fra le fonti alternative ai fossili ci sia proprio il nucleare. Forse viene suggerito solo se gli americani decidono chi può usarlo e chi no.

Questa mancanza di indicazioni chiare rischia di affossare sul nascere il tentativo di ricostruire la credibilità dell’ONU, come unica istituzione mondiale cui affidare la lotta al riscaldamento globale. Soprattutto allontana l’obiettivo di ripristinare, dopo anni di decisioni unilaterali, logiche multipolari. Il rischio evidente è che la situazione di stallo, creatasi con il rifiuto degli USA di sottoscrivere Kyoto, non si sblocchi, continuando così a favorire il procedere in ordine sparso, una logica che ha aggravato la situazione climatica del pianeta. Tutto ciò rende meno efficace la stessa decisione europea di procedere unilateralmente ad una riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020.

Al di là della disputa sulla sicurezza intrinseca di una tecnologia come quella nucleare, che nemmeno la quarta generazione può garantire, oppure quella sulla possibilità di smaltire le scorie, problema tuttora irrisolto, l’inserimento del nucleare, ma anche il sequestro del carbonio, fra le tecnologie efficaci per ridurre le emissioni di CO2, si presta ad una obiezione: quella dei tempi. Infatti il quarto rapporto dell’IPCC sul clima non ci ha solo offerto una catastrofica previsione sul futuro del pianeta nel caso si continuasse a non fare nulla, ma ci ha anche dato dei tempi e delle scadenze per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra. In poche parole ci è stato detto che se nei prossimi 10-15 anni non si realizzeranno consistenti abbattimenti delle concentrazioni di CO2 in atmosfera, in modo che l’aumento di temperatura venga contenuto entro i due gradi, il clima della terra diventerà ingovernabile. Che senso ha indicare fra le tecnologie utili al clima il nucleare, visto che per realizzare una centrale, anche superando gli enormi problemi di consenso e di costo che ha, ci vogliono almeno dieci anni? Stessa considerazione va fatta per quanto riguarda il sequestro del carbonio in modo da rendere possibile l’uso del carbone, una tecnologia ancora bisognosa di ricerca, nonché costosissima e quindi lontanissima dalla maturità.

In realtà le uniche tecnologie che possono dare risultati efficaci ed immediati nella lotta al riscaldamento globale sono quelle del risparmio e della efficienza energetica, nonché quelle che consentono di avere energia dal sole, dal vento e dalle biomasse. E’ in questa direzione che vanno indirizzate le scelte e le risorse se si vuole rendere credibili gli stessi obiettivi che unilateralmente l’Europa ha deciso di perseguire e cioè ridurre del 20% le proprie emissioni serra entro il 2020. Con questa posizione il governo italiano dovrebbe presentarsi alla prossima riunione riservata ai governi che discuterà per l’appunto del quarto rapporto sul clima dell’IPCC.