Perché scommettere sulle bioenergie? Intervista di Federico Vecchioni a “Tempi”

Perché scommettere sulle bioenergie? Intervista di Federico Vecchioni a “Tempi”

Dal settimanale TEMPI n. 49 del 6 dicembre 2007

Fascicolo speciale Ambiente & Energia EXTRA

L`ANALISI DEL PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA II momento d`oro delle rinnovabili

Biomasse e biocarburanti. L`ascesa di un settore che sta consacrando i nuovi protagonisti dei mercato energetico. Parla Federico Vecchioni

Se Germania, Francia e Spagna sono tra i principali produttori mondiali dì bioetanolo e biodiesel, l`Italia soffre ancora la mancanza un quadro normativo puntuale e l`eccessiva burocrazia nei procedimenti autorizzativi

FEDERICO VECCHIONI HA 40 ANNI è nato a Padova ma vive in Toscana dove, da 13 anni, è titolare di un`azienda agricola di 440 ettari. Laureato in scienze agrarie è il presidente di Confagricoltura, la più antica organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo e la più importante organizzazione dei datori di lavoro agricolo in Italia. Ci riceve nella sede nazionale della confederazione, un palazzo nel centro di Roma, a pochi passi da Piazza Navona, fatto costruire intorno al 1510 dal cardinale Andrea della Valle,vescovo di Crotone e Mileto, e che dal 1948 ospita gli uff ici di Confagricoltura. Nei corridoi l`attività è febbrile, gli uffici stanno monitorando i lavori della Finanziaria che, ci spiegano, potrebbe dare un impulso notevole al settore dei biocarburanti e dell`energia da biomasse.

Presidente è soddisfatto delle misure contenute nella Manovra e nei decreti collegati? Diciamo che, per ora, la valutazione è positiva. Purtroppo non possiamo nascondere che siamo in ritardo rispetto agli obiettivi fissati dalla Finanziaria dello scorso anno, ma credo di poter dire che si sta imboccando un percorso positivo per il settore delle biomasse e per quello dei biocarburanti.

Facciamo un po` di chiarezza. Di cosa parliamo quando usiamo i termini biocarburanti e biomasse? Con il termine biomasse si indica la materia prima vegetale e animale (mais, soia, materiale di origine legnosa, deiezioni animali…) destinata alla produzione di energia (elettrica e termica) oppure alla trasformazione di biodiesel e bioetanolo. I due percorsi devono essere trattati distintamente. Per quanto riguarda la trasformazione di biocarburanti lavorano soprattutto impianti industriali di dimensioni mediograndi. Per quanto riguarda, invece, la produzione di energia elettrica si può parlare sia di impianti di grandi dimensioni sia di piccole realtà; fermo restando che il settore agricolo è interessato soprattutto alla microgenerazione.

Insomma l`azienda agricola sta cambiando pelle. Esiste un grandissimo movimento all`interno del settore agricolo che, glielo devo confessare, ha stupito anche me. Nel senso che, per la prima volta in tanti anni, vedo un interesse e un`attesa crescente verso questi argomenti. L`azienda agricola si sta evolvendo, diversificando le proprie produzioni all`insegna della multifunzionalità.

Cioè? Cioè alla produzione, alla trasformazione e alla vendita dei prodotti agricoli, si sta affiancando anche l`offerta di servizi collegati strettamente al territorio come, ad esempio, la produzione di energia elettrica. Non dimentichiamoci che la Finanziaria dello scorso anno ha stabilito che la produzione e la cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche, nonché di carburanti ottenuti da produzioni vegetali provenienti prevalentemente dal fondo, sono attività connesse con l`attività agricola e si considerano produttive di reddito agrario. Un segnale chiaro che si sta modificando il concetto stesso che noi normalmente abbiamo dell`agricoltura che ormai assume un ruolo importante, se non addirittura fondamentale, nella soluzione di alcune problematiche di interesse nazionale.

Qualche esempio? Pensi solamente al riutilizzo delle deiezioni animali per lo sviluppo di biogas. Oltre a produrre energia si risolve anche il problema dello smaltimento. Oppure all`attività di forestazione che viene fatta attraverso la coltivazione di specie a rapido accrescimento dedicate alla produzione di biomasse legnose. Potrei proseguire ancora, ma quello che mi preme far capire è che nel settore delle energie rinnovabili esistono potenzialità enormi e le aziende agricole possono giocare un ruolo da protagoniste.

In effetti anche sull`eolico non si va da nessuna parte senza aziende agricole. Ma anche sul fotovoltaico. Pensi solamente a quanti capannoni, rimesse, immobili costituiscono un`azienda agricola. Ci sono opportunità e spazi enormi.

Normalmente, a questo punto, si finisce a parlare di soldi. Si sta facendo abbastanza per sostenere questo percorso? Secondo me la priorità resta quella di considerare la produzione di energia da biomasse come una scelta strategica della politica energetica del paese. Senza contare i benefici per la filiera agricola. Trasformare biomasse in energia, infatti, significa consentire all`imprenditore agricolo: la fornitura di energie rinnovabili, la possibilità di nuovi investimenti avvalendosi anche della ricerca industriale e agronomica, utilizzare una parte dell`energia prodotta per autoconsumo abbattendo così i costi dell`impresa, ridimensionare l`utilizzo di idrocarburi. Poi c`è tutta la partita della revisione dei certificati verdi su cui si può e si deve lavorare per rilanciare il ruolo delle biomasse. Se ci si rende conto di questo è chiaro che, poi, anche gli investimenti nella filiera agroenergetica riceveranno un forte impulso.

Non c`è il rischio che, in questo modo, l`azienda agricola si trasformi in qualcos`altro? È chiaro che occorre favorire maggiormente gli investimenti che sono legati al territorio, al mantenimento di una forte caratterizzazione agricola delle biomasse prodotte, che abbiano una buona sostenibilítà ambientale, evitando così che la corsa all`investimento faccia perdere il contatto con la realtà. In questo modo si forniscono agli agricoltori valide alternative alle coltivazioni tradizionali, in grado di produrre reddito, occupazione e nello stesso tempo benefiche ricadute sull`ambiente.

Come già accade, ad esempio, negli altri paesi europei? È indubbio che, da questo punto di vista, l`Italia è ancora molto indietro. Germania, Francia e Spagna, ad esempio, sono tra i principali produttori mondiali di bioetanolo e bìodìesel; nel fotovoltaico la Germania è all`avanguardia in Europa, pur avendo caratteristiche ambientali meno favorevoli dell`Italia.

Perché questo divario? In alcuni casi si tratta di diversi sistemi legislativi e di incentivazione, come per i biocarburanti, in altri l`esser riusciti a creare una forte integrazione tra ricerca, industria produttrice di sistemi per l`energia e imprenditori che investono nella produzione di energia. Ma in generale credo che il problema italiano sia legato, in alcuni settori, alla mancanza di un quadro normativo puntuale, alla eccessiva burocrazia nei procedimenti autorizzativi. Forse sistemando qualche piccolo ingranaggio le cose potrebbero andare meglio.

Certo, se c`è qualcuno che rema contro, è un po` difficile. Penso ad esempio ai biocarburanti. Se intende dire che i biocarburanti non si affermano perché le case automobilistiche fanno muro le dico subito che non è così. Il problema non sono gli autoveicoli. L`Unione europea prevede già una miscelazione minima di combustibile fossile e biocarburanti che è compatibile con gli attuali motori. Certo, non possiamo pensare di arrivare subito ai livelli del Brasile dove utilizzano anche il 100 per cento bioetanolo. Il fatto è che le industrie che producono carburanti fossili attualmente non hanno ancora vincoli verificabili sulla miscelazione. Con l`emanazione dei decreti attuativi della Finanziaria 2007 sicuramente le cose dovrebbero funzionare meglio, visto che sono previste anche specifiche sanzioni. Comunque qualcosa si sta muovendo, ad esempio per quanto riguarda l`olio vegetale.

In che senso? All`inizio di quest`anno è stata prevista l`esenzione di accisa sull`utilizzo dell`olio vegetale puro utilizzato come combustibile per riscaldamento o come carburante per motori. Su quest`ultimo aspetto al fine di favorirne l`utilizzo, si stanno sperimentando in Italia anche alcune modifiche ai motori dei trattori agricoli per permetterne l`utilizzo. Anche in questo caso, significa sviluppare una nuova filiera, tutta agricola.

Ragioniamo sui tempi. Quanti anni serviranno all`Italia per colmare il gap che la divide dal resto del mondo? lo credo che nel giro di un decennio raccoglieremo i risultati. Sul fotovoltaico sono ripresi gli investimenti. L`eolico in alcune aree del paese si sta sviluppando velocemente. Con la revisione dei certificati verdi e l`introduzione del conto energia anche per le biomasse, è facile prevedere un forte sviluppo del settore.

Mi scusi, ma resta sospesa una domanda e credo che anche il recente dibattito su un possibile ritorno al nucleare, in fondo, testimoni l`esistenza del problema: qual è l`impatto che le fonti rinnovabili di energia possono realmente avere sul fabbisogno energetico del nostro paese? È difficile dirlo. Io credo che abbia fatto bene l`Unione Europea a fissare degli obiettivi vincolanti come quello di raggiungere nel 2020 il 20 per cento di quota da fonti rinnovabili nel mix energetico, prevedere un risparmio di energia del 20 per cento, e tagliare del 20 per cento le emissioni di gas serra. Un "triplo 20" indispensabile per contenere i rischi di un cambiamento climatico che è ormai sotto gli occhi di tutti e che, secondo me, resta il nostro obiettivo primario.

Un`ultima domanda. Mi sembra di poter dire, da quello che lei ci ha raccontato, che l`azienda agricola rappresenta ormai l`avanguardia di un modo intelligente di coniugare tutela ambientale e sviluppo. È così? È indubbio che per le nostre aziende, oggi, la tutela dell`ambiente rappresenta un obiettivo primario. Ho già detto prima come questo si traduca in ricerca industriale e investimenti mirati. Una cosa è certa per gli agricoltori le attività forestali e le coltivazioni di biomasse dedicate all`uso energetico avranno un ruolo sempre più importante in un quadro di sviluppo sostenibile.