SuperSmart Grid: una rete paneuropea per le rinnovabili

SuperSmart Grid: una rete paneuropea per le rinnovabili

Articolo tratto da energiaspiegata.it di Agnese Bertello.

Prima la produzione o la distribuzione? Pensare all’uovo a alla gallina? Nelle discussioni sugli scenari energetici futuri, sulle politiche da attuare per raggiungere gli obiettivi internazionali, la questione della distribuzione trova poco spazio. Non pare rilevante rispetto invece alla questione della generazione, né suscita dibattito, polemiche, interrogativi. Eppure, a che potrebbe servire avere la migliore tecnologia a disposizione, capace di produrre energia da fonti rinnovabili, senza essere poi in grado di distribuirla?
È un po’ questa la situazione in cui ci troviamo oggi.
Le tecnologie ci sono, la ricerca va avanti ed affina sempre di più i sistemi rendendoli via via più efficienti e promettenti, ma la rete distributiva paneuropea (e la situazione degli altri continenti non è migliore) non è adeguata a supportare una reale crescita. È un problema di prospettive: Antonella Battaglini, responsabile del progetto SuperSmart Grid del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), ne è assolutamente convinta.

 

“Continuiamo a immaginare la produzione da rinnovabili come meramente integrativa rispetto a quella che ci viene dalle fonti fossili, con numeri bassi, invece dobbiamo saper immaginare un futuro in cui se non la totalità del fabbisogno elettrico, almeno la gran parte di questo trova risposta nelle rinnovabili ed è a questo obiettivo che dobbiamo adattare le nostre reti elettriche. La produzione e la distribuzione dell’energia sono due aspetti strettamente correlati: non si può agire sull’uno senza agire sull’altro. Investire nelle rinnovabili è imperativo ed è urgente, per ragioni di sicurezza energetica e stabilità economica e per mitigare gli effetti del climate change . Per raggiungere questi obiettivi, rinnovare le infrastrutture è altrettanto importante.”
Non solo. Ciò che è importante è realizzare un sistema capace di integrare la produzione di tutte le energie rinnovabili oggi a disposizione indipendentemente da dove siano localizzate nella piena consapevolezza che sia l’eolico onshore ed offshore, sia il solare , fotovoltaico e termosolare hanno ognuno un ruolo importante nel mix energetico futuro
“Le rinnovabili hanno bisogno di una rete elettrica diversa per via delle loro stesse caratteristiche”, prosegue la Battaglini. “Sono fluttuanti e la produzione avviene in luoghi lontani dai centri di consumo. Il concetto che ho sviluppato del SuperSmart Grid promuove la realizzazione di una infrastruttura capace di soddisfare le necessità elettriche nei decenni avvenire e che permetta una piena integrazione delle energie rinnovabili. Dobbiamo capire che le rinnovabili non possono correttamente e pienamente svilupparsi finché non avranno una rete infrastrutturale adeguata che le sostiene.”
Di fatto, SuperSmart Grid, il progetto di trasformazione della rete energetica europea cui Antonella Battaglini sta lavorando, unisce due approcci spesso considerati come alternative uniche: la produzione di energia su larga scala e relativa trasmissione di energia elettrica a grande distanza attraverso la corrente a tensione continua e la produzione decentralizzata di energia gestita da tecnologie intelligenti definite Smart. “Combinando i due approcci si puó realizzare una infrastruttura che ci permetta di sfruttare al meglio le fonti rinnovabili, gestire la loro fluttuazione e aprira la porta a demand management” spiega la Battaglini.

Gli ostacoli? Non sono certamente tecnologici, anche se c’è ancora spazio per ulteriori miglioramenti, di questo la Battaglini è sicura: “L’esperienza fatta con l’eolico è molto positiva, un ulteriore sviluppo dell’eolico off shore consentirebbe di ampliarne considerevolmente le potenzialità in particolare in zone idonee quali il Mar del Nord, la costa atlantica. Progressi si stanno facendo anche con il termosolare con stoccaggio. Questa tecnologia ha un grande potenziale per la sua affidabilità e l’enorme quantità di energia solare disponibile in varie località. In Spagna e negli Stati Uniti ci sono già vari impianti in operazione e oggi il costo per kwh si aggira tra i 12 e 24 centesimi a seconda della tecnologia impiegata e della capacità di stoccaggio installata. È chiaro che questo costo non è competitivo con l’attuale costo dell’elettricità prodotta da carbone o gas, ma lo diventerà in un regime di politica climatica. Inoltre, secondo gli esperti, una volta usciti da questa fase di recessione, il prezzo del petrolio e del gas tornerà a salire oltre i livelli raggiunti l’estate scorsa rendendo investimenti in energie alternative un imperativo economico oltre che climatico”.

Restano gli ostacoli politici. Per una espansione della rete elettrica e una relativa espansione della generazione di energie rinnovabili a livello nazionale, europeo e nei paesi confinanti con l’Europa è necessario un chiaro accordo politico che favorisca il nascere di validi business models e quindi attrarre investitori. Inoltre c’è bisogno di una politica che possa dare risposta alle proteste in chiave Nimby.
“Io lavoro molto con le ONG per cercare di spiegare loro quali sarebbero le conseguenze legate a un mancato rinnovamento delle infrastrutture elettriche, anche in termini ambientali ed economici,” racconta Antonella. “Per quanto riguarda gli investimenti dobbiamo considerare che la nostra rete elettrica richiede enormi investimenti in quanto ormai necessita essere rinnovata ed estesa. Questi investimenti vanno fatti avendo in mente le sfide in termini energetici e climatici dei prossimi 30-50 anni. In collaborazione con la European Climate Foundation stiamo sviluppando un gruppo di lavoro che si occupi di sviluppare una road map per poter integrare almeno il 30% di “firm capacity” da fonti rinnovabili entro il 2030. Con il nostro lavoro vogliamo sostenere la necessità di investimenti infrastrutturali, di impianti e la definizione di accordi politici per realizzare il sistema elettrico integrato. Stiamo cercando di sviluppare un business model che permetta di creare in un futuro prossimo un mercato energetico regionale nell’area del Mediterraneo e quindi sfruttare al massimo le potenzialità energetiche della zona.”
Dal momento che l’Italia è in difficoltà rispetto al raggiungimento degli obiettivi del 2020 per le rinnovabili, sarebbe interessante favorire un accordo bilaterale tra Germania (anche in difficoltà) ed Italia per lo sviluppo delle rinnovabili nel nord Africa dove ci sono potenzialità enormi.
“Nel mio gruppo di ricerca al Potsdam Institute for Climate Impact Research stiamo valutando quali sono i termini per un possibile accordo con i Paesi nord africani, quali gli strumenti politici che devono essere applicati per favorire uno sviluppo delle rinnovabili in quei territori, quali i punti deboli della struttura elettrica affinché tale produzione possa essere integrata. Si tratta di domande complesse, al tempo
stesso tecnologiche, economiche e politiche”.